Indipendenza economica
26
Mag

L’indipendenza economica significa autosufficienza e la libertà ne fa parte

 


L’indipendenza economica significa autosufficienza e la libertà ne fa parte

Indipendenza economica significa autosufficienza e la libertà fa parte. La libertà è importantissima per tutti ma qui voglio parlare alle donne, specialmente a quelle che non la sanno apprezzare, a quelle che non si rendono conto di quanto sia fondamentale nella vita. Scrivo questo articolo per quelle donne che quando incontrano una persona di cui si innamorano, con la quale poi si sposano, non vedono altro che la parte bella, quella iniziale, della relazione, e non pensano più al futuro.

Ero giovane e pensavo di poter fare qualsiasi cosa

Quando mi sono sposata ero giovane e pensavo di poter fare qualsiasi cosa. Avevo un mondo da scoprire, la possibilità di fare tante cose e pensavo di avere tanto tempo. Ero una giovane con tanti progetti e tante possibilità, almeno così credevo. Sono passati un po’ di anni da quando mi sono sposata, ad oggi che mi ritrovo divorziata. Ho fatto i miei errori di valutazione ed eccomi qua a porrvi rimedio. Mi rendo conto che non posso più realizzare quello che ho sempre desiderato dato che il treno ormai è passato e non torna più. Ma ho ancora altro tempo che voglio impiegare bene per fare quello che ancora è possibile.

Fare tutto il possibile per risollevarsi e riscattarsi.

Non significa che non ne abbia altri da concretizzare. I miei vecchi piani li devo modificare e insieme ai nuovi me li ripropongo come obiettivi da raggiungere. Prendo atto delle nuove condizioni, delle mie capacità e delle possibilità, senza arrendermi. Io personalmente la vedo come una nuova vita, una nuova possibilità da non sprecare, eventualmente senza sbagliare.   

Le cinquantenni hanno una marcia in più 

Sono in tanti/e che pensano alle cinquantenni come donne che ormai non hanno più nulla da offrire e da aspettare dalla vita. È ovvio che io non sono d’accordo e mi fa tanta rabbia sapere che ci sono donne che si compiacciono nel lamentarsi, invece, di fare tutto il possibile per risollevarsi e riscattarsi. Le cinquantenni che hanno una marcia in più non possono viaggiare con il motore che gira al minimo. Non mi stancherò mai di dire che l’indipendenza economica significa autosufficienza e la libertà ne fa parte.

Sfortunatamente si deve accettare anche un lavoro mal retribuito

Mi riferisco in particolar modo alle donne, madri, rimaste a casa per crescere i figli, sostenere il marito nella sua crescita professionale e poi ritrovatesi con un divorzio, all’improvviso. Indubbiamente è difficilissimo stare a casa e prendersi cura dei figli, trovare un lavoro misero, il tempo per svolgerlo, fuori casa magari per un ancora più misero guadagno. Sfortunatamente si deve accettare anche un lavoro mal retribuito, perché o lo si accetta o si resta senza niente.

La speranza che le cose cambieranno la lasciamo ai sognatori

La speranza che le cose cambieranno la lasciamo ai sognatori. Purtroppo è questa la triste realtà ed io non vedo miglioramenti all’orizonte, dato che ogni tanto se ne parla ma nulla si fa. Perché lo si deve dire, le differenze di retribuzione e di opportunità sono ancora molto presenti e sono una costante. Quindi non è semplice affrontare tutto in solitudine, senza poter contare sul sostegno di qualcuno a noi vicino, e fare quello che ho accennato precedentemente. Perché a casa con i bambini deve restare sempre la donna, così da tutelare sempre l’uomo. Come si dice in una certa regione d’Italia “cornuto e mazziato”.

Creare una retribuzione per il lavoro tra le mura domestiche

Non c’è zona d’Italia in cui il fenomeno non sia tristemente diffuso e generalizzato. Nel Mezzogiorno però assume connotazioni drammatiche. Visto tutte queste problematiche io proporrei ai politici, allo Stato, l’idea e forse la soluzione al problema: creare una retribuzione per il lavoro tra le mura domestiche (dove coinvolgere anche il marito che ne usufruisce) per le donne che hanno contribuito a modificare in positivo il calo demografico (e poi dicono che nascono pochi bambini), sia che esse siano sposate, conviventi o divorziate. Perché la vita della donna, specie se divorziata e con figli a carico, è insignificante tanto per l’ex marito quanto per lo Stato?

Mi rendo conto che non tutte reagiamo allo stesso modo ma spero che le donne che hanno sofferto per un divorzio, ancor di più se subito, trovino la forza, l’autostima e l’amor proprio per agire e riprendere nelle proprie mani la propria vita.