28
Mag

E se mi sto accontentando? Domande scomode che richiedono chiarezza

E se mi sto accontentando?

E se mi sto accontentando? Non è una domanda da deboli, ma da coraggiosi. In realtà, vale sia per le donne che per gli uomini. È una di quelle domande scomode che può arrivare all’improvviso, come un sussurro, mentre fai la spesa o ti lavi i denti. E una volta che si insinua, che si fa? Le possibilità sono due: o si va in profondità, oppure si fa finta di nulla. C’è anche chi ha deciso fin dall’inizio che è meglio accontentarsi, piuttosto che rischiare di puntare più in alto. Certo, accontentarsi non è un crimine. È una scelta.

 

Ti meriti di più

Ma quando lo fai a scapito della tua felicità, del tuo desiderio profondo, della tua autenticità… allora sì, qualcosa dentro inizia a bussare. A volte piano, altre con forza. E il messaggio è sempre quello: “Ti meriti di più.” Chi ha fatto questa scelta consapevolmente, può anche vivere serenamente, senza scossoni. Ma chi sta realizzando solo adesso di essersi accontentato – e non vuole più farlo – comincia a chiedersi: “E se mi sto accontentando?” Ma come capirlo davvero? Come scavare in profondità per trovare risposte vere? Non è sempre facile. Spesso si va avanti per abitudine, seguendo la routine, senza fermarsi a guardarsi dentro. Senza mai ascoltarsi davvero.

 

Non sei triste, ma neanche davvero felice

Ci sono segnali. Sottili, ma rivelatori. Ti dici spesso: “In fondo non è poi così male”, anche se senti un vago malessere sotto pelle. Oppure fantastichi su una versione alternativa della tua vita: in cui sei più viva, più libera, più te stessa. Ti senti grigia dentro, spenta, come se stessi vivendo con il freno a mano tirato. Giustifichi l’altro – o la situazione – con frasi tipo: “Nessuno è perfetto.”, “Ormai ho fatto questa scelta.”, “Meglio questo che niente.”, “È troppo tardi per cambiare.”. Hai perso entusiasmo, ma non sai bene perché. Ti svegli e non ti senti più ispirata. Non sei triste, ma nemmeno davvero felice. E ti chiedi: “E se mi sto accontentando?”

 

Accontentarsi logora più della solitudine

Per capirci qualcosa, servono domande scomode. Ad esempio: “Sto davvero costruendo qualcosa con questa persona… o sto solo cercando di non restare sola/o?” Non è che manchi l’amore. È che manca quella scintilla che pensavi sarebbe arrivata, prima o poi. Ma poi… non arriva mai. Ti chiedi: “Resto per amore o per paura della solitudine?” La verità è che accontentarsi logora più della solitudine. Potresti sentirti spesso annoiata/o o disconnessa/o, anche nei momenti a due. Ti immagini con qualcuno di diverso… e ti sembra “meglio”. Pensi più a quanto hai già investito, che a quanto sei felice oggi. Non devi cambiare tutto all’improvviso. Basta un passo alla volta. Ma una volta che capisci di non voler più accontentarti, quello è già l’inizio di un nuovo cammino.

 

È il momento di volare più in alto

Questi segnali non arrivano per caso. Arrivano per darti l’opportunità di cambiare. Attenzione, però: accontentarsi non è lo stesso che scegliere con consapevolezza. A volte rinunciare a qualcosa è un atto di saggezza. Ma accontentarsi è un’altra cosa: È accettare per paura, per pigrizia emotiva, per stanchezza, per bassa autostima. È come dire: “Tanto, cosa potrei cambiare…”, senza nemmeno provarci. Non si tratta di buttare tutto all’aria. Si tratta di riconoscere quando è arrivato il momento di volare più in alto. E per questo, non devi sentirti in colpa. Se ti vengono pensieri tipo: “E se mi sto solo illudendo?”, “E se mi sto accontentando?”, “E se fossi io a non voler vedere?”. Forse è arrivato il momento di agire.

 

Fermati e ascoltati davvero

E cosa puoi fare, senza stravolgere tutto in un giorno? Fermati. Ascoltati davvero. Non con le risposte preconfezionate che ti sei già data mille volte. Ma con quelle che forse stai evitando. Scrivi nero su bianco: Cosa ti fa sentire viva? Cosa sogni ancora di vivere, amare, creare? Chiediti sinceramente: “Se oggi potessi ricominciare, sceglierei di nuovo questa situazione/persona/progetto?”, “Sto vivendo una vita che mi somiglia o una vita a cui mi sono adattata?”. Impara a distinguere la gratitudine dalla rassegnazione. Puoi essere grata per quello che hai avuto finora… e desiderare di più per il tuo futuro. Non è egoismo. È crescita.

 

Esprimi il disagio che provi

Può aiutarti fare un esercizio semplice: Scrivi in due colonne: “Cosa mi nutre in questa relazione” vs “Cosa mi svuota”. Fatti domande come: “Se questa storia finisse oggi, cosa mi mancherebbe davvero?” E poi… esprimi ciò che provi. Perché l’altro non può accorgersene, né migliorare qualcosa, se tu non parli. E se hai la sensazione che non ci sia nulla di gravemente sbagliato, ma nemmeno nulla che ti accenda davvero… forse stai vivendo nella zona grigia dell’affetto tiepido. Probabilmente, è perché ti stai accontentando.

 

Amare non è sopportare

Ricorda: Amare non è sopportare. È scegliere, ogni giorno, con il cuore e con consapevolezza. A questo punto, cosa puoi fare? Domandati: “Questa persona mi ispira a essere la versione migliore di me?” Confrontati con te stessa/o: “Sono in una relazione o in una zona di comfort?” Se la domanda scomoda “E se mi sto accontentando?” arriva… non ignorarla. Dalle voce. Parlarne può cambiare tutto: in meglio o in chiarezza. Sì, nella vita possiamo fare scelte sbagliate. Ma se a un certo punto realizzi di volere di più, che non sei felice dove ti trovi, meglio agire per cambiare che rassegnarsi. Non ti accontentare di una relazione… e nemmeno di una vita mediocre.