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Genitori che vogliono essere amici dei figli

 


Genitori che vogliono essere amici dei figli

Genitori che vogliono essere amici dei figli invece di fare i genitori. Adulti che non si vogliono assumere la responsabilità di educatori, immaturi ed irresponsabili. Un genitore, spesso il padre, vuole essere complice e amico del figlio, per farsi accettare da quest’ultimo e inculcargli gli stessi vizi, gli tessi comportamenti e ragionamenti. Per farsi voler bene, dice sempre di sì al figlio o alla figlia, indipendentemente se le richieste di questi siano giuste. I peggiori genitori, sono quelli che annullano ogni differenza generazionale, e si fanno complici e amici dei figli. Così facendo, rinunciano al loro compito educativo, misconoscendo la loro insufficienza e imperfezione, pensano di incarnare la Legge.

 

Un bravo genitore sa che il suo è un mestiere impossibile

Un bravo genitore sa di non essere sufficientemente bravo, sa di non essere perfetto e sa che il suo è un mestiere impossibile. I migliori genitori sono quelli che non fanno gli educatori, in quanto conoscono bene la difficoltà del loro mestiere. I migliori sono quelli che non nascondono le loro insufficienze, ma che sanno rappresentare la Legge del desiderio: riescono a dimostrare che si può vivere su questa terra con gioia e soddisfazione.

 

Coerenza tra le parole e le azioni dei genitori

Un genitore deve dire “No” ai figli, quando è necessario. L’esempio, la testimonianza del genitore può insegnare ai figli ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. La coerenza tra le parole e le azioni dei genitori aiutano i figli a crescere con idee chiare, coerenti, comprensibili. Dicendo “No” ai figli si fa capire loro che ci sono dei limiti, non puoi sapere tutto, non puoi godere di tutto, non puoi essere tutto, non puoi avere tutto.

 

Il genitore che sa testimoniare nella propria vita, arricchisce i propri figli

Il genitore che sa testimoniare nella propria vita il trasporto verso qualcosa, anche in assenza di un senso ultimo, anche se questa fosse l’unica vita, arricchisce i propri figli. Così come l’insegnante trasmette il proprio amore per la poesia, si emoziona e sente trasporto di fronte ai versi di un poeta… dà testimonianza agli alluni. Testimonianza di qualcosa per cui spendere la vita, qualcosa che trasporti, che dia energia – magari diverso per ciascuno: amore, politica, professione, musica. Qualcosa che permetta di non annegare nella depressione, in quella condizione terribile in cui tutto è lì, tutto è disponibile, tutto si può avere. I ragazzi di oggi sono circondati da oggetti del godimento, ma non desiderano vivere.

 

Amare il proprio figlio, non perché mi assomiglia, ma perché è diverso da me

Un genitore non deve convincere i figli, imporre loro la sua visione del mondo. Un buon genitore deve riconoscere le differenze dei figli, le loro incomprensibilità, i loro segreto. Avere fiducia nel desiderio del figlio, lasciare che questo si rafforzi. Amare il proprio figlio, non perché mi assomiglia, perché fa quello che voglio io, ma perché è diverso da me, genitore. Pur avendo questo comportamento nei confronti dei figli, non si deve permettere loro di dettare legge. Non si devono accettare tutte le loro richieste e devono capire che gli adulti siete voi, non loro. Spetta a voi mettere i paletti, e far capire loro che sono i figli a dover ascoltare i genitori e non il contrario.

 

I figli devono seguire i loro progetti, i loro obiettivi

I padri devono fare spazio alla vita dei figli. I figli devono seguire i loro progetti, i loro obiettivi e non fare le stesse cose che ha fatto il padre, quando aveva la sua età. Deve fare esperienza del mondo, del viaggio, diventare un figlio nuovo. Un tempo i genitori erano figure severe, a volte non molto espansive con i propri figli, con un rigido sistema di regole e precetti di comportamento a cui attenersi. Certo, non mancavano le eccezioni, ma in linea di massima era molto difficile che mamme e papà si rivolgessero ai propri bambini come se fossero dei “loro pari”, degli amici.

 

I figli hanno bisogno di guide   

Capita spesso di incontrare genitori fieri di essere “amici” dei loro figli. Nulla di più rischioso per mettere in crisi il ruolo educativo dei genitori e creare confusione nei bambini e nei figli adolescenti. Se madri e padri non sanno creare la giusta distanza i figli ne approfittano subito esigendo richieste improprie e tiranneggiando i genitori. I figli hanno bisogno di guide, mai come ora c’è bisogno di genitori guide, di pilastri per potersi avventurare in questo mondo sempre più pieno di insidie. Il genitore deve essere attento, premuroso, disposto all’ascolto e all’incoraggiamento. Non deve essere confuso con un compagno di giochi ed avventure, considerato paritario per importanza e ruolo.

 

Comprare affetto perché incapaci di dare affetto

Perché si manifesta questa tendenza nelle famiglie? Perché troviamo spesso genitori che tentano di essere più amici dei figli, che vere e proprie guide? Probabilmente i genitori che vogliono essere amici dei figli sono coloro che hanno sensi di colpa, che si vogliono far perdonare qualche cosa. O magari vogliono sentirsi accettati, amati, apprezzati, valorizzati e così si mostrano accondiscendenti verso i figli. Un simile comportamento crea un grandissimo danno per la loro crescita e la loro educazione. Un altro comportamento sbagliato da parte del genitore è quello di cercare di comprare l’affetto con il denaro, con le cose materiali. Il miglior regalo che possiamo fare ai nostri figli non può essere acquistato. Il miglior regalo è condividere con loro il bene più prezioso che abbiamo: il tempo.    

 

Insegnare ai figli che i meriti si conquistano e non si pretendono

Uno dei problemi che oggi si avverte nelle famiglie è l’inversione dei ruoli, il genitore non si sente più sicuro del suo ruolo di leader. I genitori devono mantenete il loro ruolo educativo, senza timori, senza aver paura di trasmettere ai figli le proprie regole. I genitori devono insegnare loro che i meriti devono essere conquistati e non pretesi. Il primo nucleo formativo è la famiglia, senza compromessi di sorta. Il collaudo avviene fuori, nella misura in cui il bambino prima, il ragazzo e uomo poi (o la bambina, ragazza e donna poi), si convincerà che nella società e nella convivenza in generale, esistono regole da rispettare, per essere davvero liberi.    

 

Non c’è un giusto processo di crescita senza regole e una sana leadership ispiratrice      

Far crescere i figli stimolando in loro il rispetto delle regole comunitarie, l’abbandono dell’illusione narcisistica di onnipotenza, l’autocontrollo delle proprie pulsioni. La considerazione dell’altro come noi stessi, con bisogni, desideri e aspettative come le nostre, aiutano i figli a rispettare il prossimo. In questo processo di crescita è coinvolto tanto chi cresce che chi ne è responsabile di quel processo. Così manifestano i genitori il proprio affetto, non nell’essere amici, ma nell’essere responsabili di quel progetto che si chiama educazione alle emozioni. Durante questo processo bisogna dare delle regole e attuare una sana leadership ispiratrice.    

 

Si educa molto con quello che si dice, ancor più con quel che si fa, molto più con quel che si è.

(Sant’Ignazio di Antiochia)

 

 

 

Donna Famiglia.